Nei tanti viaggi in India ho avuto modo di ascoltare e cantare i bhajan, canti devozionali in grado di creare una forte connessione tra mente e cuore, ma soprattutto uno spirito di gioiosa unità e condivisione tra i partecipanti. Cantare i bhajan e i nomi delle tante forme di Dio (sankirtanam) è un modo per elevare il proprio cuore attraverso un flusso sonoro in grado di liberare la mente e farci entrare in quel processo di identificazione con l’energia universale del divino. Nella mia esperienza, la continuità di questa pratica spirituale porta un grande senso di pace e unità interiore, calma, visione, rimozione dell’ego. Il termine bhajan (sanscrito भजन), dalla radice bhaj– significa condividere ed è legato alla parola bhakti, ‘devozione’ e a bhagavan, ‘Dio’.
I bhajan sono composti da tre elementi fondamentali, quali sentimento (bhava), melodia (raga) e ritmo (tala).
Nella struttura a carattere responsoriale dei bhajan, un cantante guida il gruppo dei partecipanti intonando il canto al quale gli altri rispondono all’unisono e dove l’accompagnamento di strumenti come harmonium, cembali, tabla e dholak, creano un’atmosfera intensa e coinvolgente.
La grande efficacia di questi canti si può sperimentare alla loro conclusione, nella densa risonanza del silenzio meditativo che viene a crearsi interiormente e nell’aria circostante.